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lunedì 18 marzo 2013

Post-Apocalittico

Non è alpinismo. E nemmeno trekking... È un qualcosa che si avvicina di più ad una necessità, un bisogno fisico e mentale. C’è chi ha vizi: fuma, beve, fa shopping compulsivo e cerca conforto in qualcosa che poi crea dipendenza. Un pericoloso riempi-vuoti esistenziale. Poveri noi, pieni di bisogni, di umane necessità e umane debolezze… “Umanità”. A me la specie umana non entusiasma più di tanto: le persone, prese singolarmente o a piccoli gruppi, hanno un senso: si ritrovano e si riconoscono per una comune visone generale della vita e dei valori e si riuniscono. Ben presto però arriva la necessità tutta umana di nascondersi dietro ad un simbolo (religioso, politico, sportivo, etc) e di dividersi per poi trovarsi frammentata e contrapposta. Ogni “fazione” ha i suoi motivi, le proprie ragioni anche facili da comprendere: basta ascoltare e cercare di capire il nostro prossimo per raggiungere intese o compromessi. Purtroppo però è un procedimento che richiede un minimo di impegno: è faticoso ascoltare, sforzarsi di capire e voler continuare a dialogare in ottica costruttiva e onesta ma è possibile. Certo costa tanta energia!!! Imbrogliare ai fini del vantaggio immediato è più facile, costa meno e porta più velocemente a risultati concreti. Il più delle volte si sceglie questa via e che la fiducia (come valore) vada pure a farsi benedire. Difettiamo (gravemente), come specie, di moralità? Lasciamo immancabilmente alla generazione successiva, un mondo peggiore di come lo abbiamo trovato… sono i nostri figli che dovranno starci: se non facciamo qualcosa ora per loro, per chi dovremmo mai farlo? Siamo davvero così stupidi da non capire una cosa tanto semplice? Bene. Io sono arrivato a questa conclusione: la risposta alla domanda è SI. Siamo così stupidi. O semplicemente ce ne freghiamo. Punto. Gran peccato. Per il pianeta dico. Gran peccato per quella meraviglia che è la Terra con tutte le sue forme di vita così preziose e uniche. Ammazziamo tutto, senza capire, senza pensare, senza immaginare. E crediamo anche che sia normale fare così. Non occorre essere persone con un quoziente di intelligenza particolarmente alto per capire che faremo una fine orrenda andando avanti con questo approccio. Siamo in tempo a fermarci, a valutare altre risorse naturali, altri modi possibili di occupare questo pianeta ma… NO. Non ci soffermeremo a prenderli in considerazione: costa ed è più facile andare avanti così. Col gasolio, petrolio, aereo per tutti, macchine, elettroinquinamento per poter morire prima: noi, animali e piante. Si vede che è giusto così. Peccato però che io in questo modo di vedere le cose, non mi ci ritrovi… guardo la gente, l’andare del mondo, ascolto e la maggior parte delle volte mi sembrano tutti dei pazzi furiosi. E pericolosi! La specie umana… avete mai notato che fine hanno fatto nel corso dei secoli le popolazioni tranquille che hanno abitato questo pianeta? Gli Indiani d’America, le tribù amazzoniche, tutta quella gente che ha vissuto in natura rispettandola, onorandola traendone ciò che serve per vivere e nulla di più. Be: che fine hanno fatto? Sterminati dagli “evoluti”. Umiliati, imprigionati, defraudati e spogliati di ogni bene. Patrimoni culturali, naturali ed ambientali persi. Questi accadimenti storici, oltre a farci capire meglio che gente siamo, ci dovrebbero far almeno riflettere su quanto abbiamo irrimediabilmente perso. Mi piace ogni tanto sognare, immaginare, che bel mondo sarebbe se avessimo a disposizione, se fosse nel nostro codice comportamentale, una miscela equilibrata di “approccio alla vita e alla natura” tipo quello degli indiani d’America mischiato con le nostre conquiste tecnologico-scientifiche: una società educata, consapevole e rispettosa di se e perciò della Terra, delle leggi naturali che la governano e degli altri esseri viventi. Tutti. No: non sono un estremista che vorrebbe che tutti vivessimo in una capanna. Sono solo uno che sta male quando sente che una specie animale o vegetale è in via d’estinzione perché noi abbiamo fatto chissà quale porcheria (spesso inutile o che poteva essere gestita in altro modo). Per non parlare dell’ignoranza legata ad assurdità come lo sterminio dei rinoceronti per il loro corno (ritenuto afrodisiaco), i portacenere fatti con le mani dei gorilla e tante, tante, troppe altre insopportabili superflue atrocità. Una specie che si estingue per colpa nostra è una sconfitta nostra, un fatto grave in primis per noi. Qualsiasi creatura di questo mondo ha una funzione, un ruolo, in un sistema complesso, evoluto e delicato che noi alteriamo tutti i santi giorni. Ma come è possibile che non si sia ancora assorbito il dato di fatto che ci stiamo ammazzando con le nostre mani in nome di niente? Eppure succederà: tra non molto capiterà qualcosa di grosso, di pesante e di grave. Capiterà che ci verrà richiesto un anticipo (se non il saldo immediato) del conto che noi abbiamo con madre natura e non saremo in grado di pagare. E li ne vedremo delle belle!!! Li capiremo di colpo che cosa saremmo stati in grado di fare per non arrivare alla catastrofe. Vedremo la nostra ridicola evoluta specie davanti alla presa di coscienza che siamo di fronte all’irreversibile e sarà davvero un grosso caos. Aridità, poca acqua, poche risorse di qualsiasi genere e violenze per la sopravvivenza. E molti auguri ai superstiti! Credo che a questo, o a qualcosa di simile, ci arriveremo e tra non molto tempo. E allora avremo nostalgia dell’aria pulita, dei boschi verdi, dei mari blu e dei cieli azzurri. E oggi che ancora li abbiamo, li riempiamo di schifezze. Bello, eh? Mi spiace: io non riesco a capire. Non riesco a condividere e tantomeno riesco a far finta di non vedere. E purtroppo non so cosa fare perché le cose cambino in meglio a favore del pianeta (e quindi di noi tutti). Ammiro chi si batte per cause nobili a salvaguardia di quella o quell’altra risorsa naturale ma, onestamente, mi pare una goccia di acqua pura e lucente in un mare infinito di sterco. Umanità io ci provo a capirti, ci riesco e quello che vedo mi fa ribrezzo: non condivido quasi nulla dei tuoi valori deviati. Non mi ci riconosco. Sono senza dubbio uno destinato a fare la stessa fine di quelle popolazioni miti, che stavano tanto bene e sarebbero state bene molti anni a venire... Nel frattempo mi difendo coltivando con vigore la mia di dipendenza, il mio riempi-vuoti esistenziale che non è alpinismo e nemmeno trekking. Escursionismo? Non lo so. È un voler stare in natura per il piacere che ne traggo e ricevere quel che ancora madre natura mi offre; per guardare un capolavoro ineguagliabile di cose vive, tutte, che si muovono, cambiano, fanno fiori, frutti, volano, strisciano, corrono e sopravvivono ignare di tutte le menate che combiniamo noi. Mi sento – ma solo in parte - ospite di quel grande salotto verde a cielo aperto e lo frequento con assiduità cercando di non “sporcare” mai e di lasciare come ho trovato. Li, dove non c’è partito, religione, aggregazione dietro a questo o quel simbolo… li dove riesco a percepire l’unico esempio di sistema complesso che dovrebbe ispirarci e di cui dovremmo non scordarci di far parte, li, in quella che è l’originaria casa di tutti e che tutti stiamo a poco a poco inesorabilmente distruggendo, riesco a vedere le cose per ciò che sono, mi ricarico per poter sopportare ancora le folli storie di questa tragica spietata umanità.

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