Pagine

mercoledì 20 novembre 2013

Un breve momento di "Gloria Fotografica"

Ciao cari! allora: come state? Vi son mancato? Certo che vi sono mancato!
Vedete... essendo schivo è ovvio che sono come minimo anche discreto: mica vi voglio stressare ogni 5 secondi con post superflui sul nulla. Magari saranno anche dei post superflui e sul nulla ma almeno non troppo frequenti.
In ogni caso, per la gioia di grandi e piccini ECCOMI QUI.
Per dirvi cosa?
beh: che la mia passione per la fotografia non molla! Anzi cresce smodatamente.
Ci sono stati dei passi avanti significativi: è arrivata la Reflex e con lei tante frustrazioni che spaziano dall'angoscia dello "sporcare il sensore" (tema sempre in voga tra i fotografi di tutti i livelli per cui pare che il rimedio alla fine sia fottersene) al rendersi conto che diventare Fotografi non è affatto una banalità! insomma: la reflex ti sbatte in un mondo nuovo, fantastico ed infinito.

Poi amici cari vi confesso anche che il libro è lì... tra un pochino lo pubblico. Se tutto fila liscio per Natale c'è e voi che siete intelligenti lo potrete regalare ai vostri amici, parenti & persone care: un giorno ve ne saranno grati. Io ve ne sono grato fin da ora!

POI: ho un nuovo sito messo a disposizione da Nikon e lo vedete qui

LA CHICCA: e la chicca... la volete la chicca? eccola qui: mi ha contattato le redazione di GEO, in onda su RAI3 per chiedermi l'autorizzazione all'uso di una mia foto in trasmissione. Ovviamente questo non mi ha portato un centesimo ma almeno ha dato una discreta botta di vita al mio ego viste le belle parole usate dal conduttore. Volete vedere il clip? basta cliccare qui .
Il Conduttore, Emanuele Biggi, dice che la foto più gettonata potrebbe essere motivo di invito in trasmissione dell'autore: e allora vi metto anche il link dove potrete lasciare il vostro LIKE: Se si raggiunge un numero significativo a maggio finisco in TV. Se no vorrà dire che almeno ci abbiamo tentato no? E tentar, si sa, non nuoce: potete lasciare il LIKE da qui:

Ora sono a caccia di contatti con redazioni di riviste di settore varie.... ho una parola che mi rimbalza nella mente... "fotoreportage".

Bene ragazzi e ragazze: direi che per ora è tutto. Vi chiedo una cortesia. Mi date una mano ad avere un pò più di visibilità? vi basta andare sulla pagina facebook , lasciare un Like e condividere: tutto qui.

Schivi abbracci a Voi tutti e al prossimo post.

lunedì 22 luglio 2013

Esperienza e Saggezza

Sai quando ti va per traverso l’acqua, che tossisci, tossisci, ti riprendi ma per un po’ la gola rimane fuori fase?! Ecco: venerdì mattina mi sono svegliato con quella fastidiosa sensazione: come se dovessi dare uno o due bei colpi di tosse per far riassestare il tutto. Ma non ho troppo tempo per pensarci perché ho da fare: sono le 6 del mattino, sono arzillo ed ho una lista di faccende da sbrigare a ritmo serrato e se ne va storta una, casca tutto il castello e la giornata diventa una chiavica! E invece, a sorpresa, tutto fila liscio. Liscissimo: finito un primo giro di appuntamenti da sbrigare in macchina, torno a casa, la poso e prendo la Vespa che faccio prima nel traffico. E poi fa caldo: è estate e sai che libidine con la Vespa? Quindi riparto e l’onda fortunata continua tanto che mi porto in vantaggio assestando qualche bel colpo per la settimana prossima. Rincaso e, soddisfatto, mi rilasso. La gola… mi da fastidio davvero ora. Vebè: ci dormo su e domani si va a quota 2.818: al Nacamuli. Non vedo l’ora. Son contento.Buona notte a tutti. Ore 1.32: In preda all’arsura e al sudore apro gli occhi. La sensazione è quella di avere ingoiato una manciata di trucioli di legno secco, di schegge di ferro, lische di pesce, peperoncino e limone e di avere tutto li conficcato nel gozzo. Che faccio? Mi ciuccio un Benagol e ci dormo su. Mi ciuccio il Benagol ma non dormo più (o dormo pochissimo). Esperienza e Saggezza mi dicono in coro: “vedi? Questa si chiama sfiga: star male proprio poco prima di una bella gita in montaga! Domani col cavolo che vai al Nacamuli… stai male: sai che il mal di gola porta febbre e non hai praticamente dormito. Non si va a 2.818 metri conciati così. Per te e per gli altri! Te ne stai a casa, 2 aspirine e se va bene fai due passi domenica ma senza sforzare”. Mentre Esperienza e Saggezza mi stanno parlando suona la sveglia, un suono che riaccende Speranza e Fiducia (che prendono a calci Esperienza e Saggezza). Si Parte. Arrivo all’appuntamento con gli altri trekker muto! Non riesco ad emettere suoni e i più simpatici sottolineano immediatamente che, a causa di ciò, sarà una gita piacevole. Grugnisco ma anche quello fa male. Si arriva al punto di partenza dell’escursione: bel tempo, aria fresca. Dopo qualche passo mi sento persin meglio grazie al rilascio di endorfine che il camminare provoca. Si lascia la strada maestra e si sale: tracciato 8: Via.
Spettacolo!! Condizioni meteo perfette.
Cammina cammina si arriva in quota e poi alta quota. Mi sento la testa come se fosse un palloncino… vuota e galleggiante. Il cuore batte strano: insomma: sto procedendo più piano del solito, mi doso, ma non ci siamo e da qui il rifugio ancora nemmeno si vede e poi io non sto male. Però nemmeno posso dire di star bene!! Procedo. Chiudo la fila. Scatto foto come sempre e intanto prendo fiato che oggi proprio non giro. Ecco: la ferrata e le catene! Ora si sale per davvero. Qui ci si deve concentrare bene su ciò che si fa poiché ogni movimento ha la sua importanza. Ci si arrampica su costoni di ghiaccio misto neve con ausilio di corde e catene. Meglio, molto meglio non scivolare.
Bello. Emozionante. Salgo. Tutto ok! I panorami non si possono facilmente descrivere… c’è solo più maestoso ed aguzzo granito, ghiaccio, neve, torrenti e lassù nevai. Cielo blu. Poi si scollina un poco e si arriva in una pietraia sterminata, un incrocio tra paesaggio lunare e marziano e si vede anche la base spaziale ovvero il rifugio Nacamuli.
Vederlo però non vuol dire esserci arrivati, specie quando non si è in condizioni ottimali. Prendo fiato per far rallentare il rombo della pressione sanguigna dentro alle orecchie, bevo un po’ d’acqua per provare a spegnere l’incendio che divampa nella mia gola e poi ricomincio a camminare come insegnano le guide alpine: passi brevi e costanti. E così arrivo a destinazione. Bene. Proprio nel giungere un po’ stravolto al rifugio mi viene in mente, tanto per essere ottimista, un dato statistico degli incidenti in montagna. Pare che ben oltre la metà degli incidenti che avvengono in montagna in un anno, non succedano all’andata ma sulla via del ritorno. Perché? Perché troppi inesperti danno il 100% delle energie pur di arrivare alla meta senza considerare che quello non è che il 50% del giro e delle energie necessarie. Infatti non si prende la residenza al rifugio o bivacco di turno: dopo essersi rifocillati alla meta, si torna a casa. Ed è proprio perché ho fatto la ca**ata di spingermi fin qui non stando bene che mi sorge spontanea una domanda: “e adesso come ca**o scendo da qui”? Energie ne ho bruciateparecchie e mi sento atanco, affaticato. Si ripresentano a sorpresa Saggezza ed Esperienza e ci sono anche Speranza e Fiducia. Nessuno si azzarda a pronunciare un ‘te l’avevo detto’… piuttosto mi guardano con un misto di comprensione, compassione e ottimismo: il succo del loro breve intervento è: “non porti troppe domande ora: sei alla meta. Mangia il tuo pasto, bevi qualcosa di bollente, riposa un’oretta e vedrai che scendere non sarà dura come credi. Sarà il consueto piacere di un giro ben riuscito”.
questo è il vecchio Rifugio Collon che ora funge da "invernale"
Così faccio. Fuori dal rifugio mi tolgo la roba sudata, la stendo, mi cambio, sfamo il cane, trovo un posto dove piazzare le natiche, apro lo zaino, prendo il panino e lo addento… “plik”. Ignoro e passo oltre. “plik. Plik – Plik”. Non voglio dirlo, ignoro l’evidenza dei fatti e continuo a mangiare il mio panino quando una voce da forma all’innegabile: “piove!”. “ma no, son 2 gocce, adesso smette. Finito il panino? Entriamo a bere qualcosa di caldo?” Ordino un te bollente. Non c’è nessuno oltre a noi nel rifugio. Si chiacchiera col gestore. Un genovese di mezza età dal tono pacato. Piacevole. Si ascoltano storie di montagna.
Mi riprendo un po’ bevendo il mio te e stando appiccicato alla stufa! Scatto foto. Arriva un coppia: simpatici. Raccontano del loro viaggio in Nepal… mi vien voglia di partire subito e ciao ciao Saggezza, Pazienza, Speranza e tutte le virtù di questo mondo. Tocca restare… Prendo anche un caffè!
Ok: ora di scendere: saluti a tutti ed esco. È grigio e freso: mi ricambio: la roba sudata è ormai asciutta, mi copro bene, mi sigillo la gola e mi sento un Dio. Un semi-Dio. Affrancato e soddisfatto mi dico che è valsa la pena fare questa gita: mi guardo e riguardo il panorama ed è inutile prodigarsi in tentativi descrittivi: devi vederlo quel panorama per trarne piacere. Si parte.
Il cane è gasatissimo come al solito e il resto della ciurma anche, me compreso. Riesco anche a pronunciare qualche parola. Arriviamo alla ferrata: concentrazione…
C'è chi può fare a meno della corda
Ecco cosa resta di chi non ha fatto attenzione a come si scende: era un camoscio!
la passiamo senza particolari difficoltà e da quel punto in poi il rientro è davvero una passeggiata o meglio: una passeggiatona visto che è vero che non ci sono più difficoltà oggettive ma son pur sempre più di 10 km per chiudere in bellezza ed arrivare alla macchina. E uno potrebbe dire: “si ma in discesa è più facile”. La risposta a tale affermazione è: “col cacchio!”. La discesa è massacrante! In primo luogo si usano il triplo dei muscoli coinvolti nella salita ed in secondo luogo, grazie alla forza di gravità, il nostro peso su alcune articolazioni risulta duplicato o triplicato perciò caviglie, ginocchia, anche, schiena & C. sono messe a dura prova. Io preferisco salire. Sempre e comunque… Mentre rifletto su queste amenità sento una fitta pazzesca alla gola e mentre sgrano gli occhi per lo stupore e il male, “plik…… plik… plik plik plik!!!”: insomma: questa è innegabile pioggia vera: senza dubbio. Aria fredda di colpo arriva da monte…
un branco di camosci mi passano sotto al naso. Uno mi guarda con un certo stupore. Vorrei chiedergli un benagol visto che me li sono ciucciati tutti ma non riesco a parlare. Se ne va.
Infilo l’antipioggia / antivento. Aperta parentesi: senza andare a cercare guai ad ogni costo, le condizioni meteo imperfette, in natura, sono le mie predilette. Ok: bella la giornata col prato verde, i fiori gialli e il cielo blu… du pa**e però! Quando il tempo è imperfetto mi pare di vivere la natura in modo più intimo, selvaggio e reale. La roccia bagnata offre colori e tonalità che non vedresti mai nella giornata perfetta. I movimenti delle nuvole che salgono veloci da valle, incredibili giochi di chiaro / scuro, incontri con animali che a causa del suono della pioggia non ti sentono… be: tutto questo per me si chiama valore aggiunto ed è quanto di più mi esalti. Tranne quando sto male! Chiusa parentesi. Da qui in avanti è stata una tortura. Credo sia partita la febbre in questo esatto momento: male logorante alle articolazioni, ai muscoli, alle orecchie, agli occhi…. Non mi son mai sentito tanto catorcio. Passi corti. Cuore che picchia duro. Fame? Zuccheri? Non so. La gola arde come la brace. Mi vien freddo. Io non ho mai freddo! Piove. Sono attrezzato e perciò all’asciutto. Ma qui si mette male comunque… Stringo i denti: Esperienza non c’è, Saggezza assente, Ottimismo non pervenuto, Pazienza poca, Determinazione vacillante…. Mi ha mollato anche il cane che sta qualche metro più avanti col resto del gruppo. Solo mi volteggiano attorno a debita distanza, tipo avvoltoi che si fingono indifferenti, Pessimismo e Rassegnazione ma siccome dal dolore alla gola non riseco a deglutire, quando si avvicinano troppo, gli sputo e tiro avanti. Si esce dal bosco e finalmente siamo sulla via maestra. Un’interpoderale pianeggiante che costeggia il bacino idrogeologico artificiale che termina con la maestosa diga di Place Moulin (la foto che la ritrae l'ho scattata circa un mese e mezzo prima di questo giro).
Qui si tende a commettere un errorino: quello di pensare “è fatta. È finita”. No. Qualche chilometrino ancora. A questo punto, al corredo di dolori vari subentra anche quello alle anche: interessante! Non lo avevo mai avuto prima. Mi sono venuti in mente tanti film o anche quelle belle frasi dei libri tipo “ogni passo era una tortura”. Diciamo che forse quella è stata la frase che ha caratterizzato ogni momento del tratto finale della gita. Alla fine si arriva al parcheggio. La macchina. Togliere gli scarponi, sedersi. Lo so che detta così è sembrata la cronaca di un supplizio e che uno può anche chiedersi “ma chi te lo ha fatto fare?” ma alla fine – tolto il mio malanno – è stato bellissimo! Ma ho sbagliato. È stato tutto sbagliato dal momento in cui non ho fatto l’unica cosa giusta che andava fatta e cioè ascoltare Esperienza e Saggezza. È un errore grave affrontare attività impegnative quando non si è in condizione. La montagna, specie quella alta, è un ambiente che non ammette errori e non ha pietà. Tutta la natura non ha pietà e la sfiga, come del resto la fortuna, non sono 2 elementi su cui si può far più di tanto affidamento. Avrei dovuto stare a casa. Ci vuole un nulla per trasformare uno stato di cose da precario a grave e non avrei dovuto forzare una situazione chiara fin dall’una e 32 del mattino. Non c’è ragione per rischiare inutilmente.


Questo non è un consiglio non richiesto dato da chi non è stato in grado di ascoltarlo perciò fatene l’uso che riterrete più opportuno. È più che altro un episodio che condivido per il piacere di farlo e per ricordare a me che… che le parti che compongono il nostro io sono molteplici e non è sempre facile ascoltare la ragione. E quando non lo si fa, c’è sempre un prezzo da pagare. Nessun problema se si ha la moneta in tasca. Se. Vi scrivo ciò ora che è scesa la febbre (che era ovviamente alta!), dopo un certo numero di Benagol e tachipirine. Ora che ancora ho mal di gola anche se molto meno… E vi saluto con un videoriassunto di un giro bellissimo che è valso la pena di fare: Rifugio Nacamuli: 2.818 partendo da quota 1.891 per 27 chilometri di distanza lineare.
  



mercoledì 10 luglio 2013

Il Fotoscrittore

Gente questa è bella:
cammina e fai foto ieri, cammina e fai foto oggi e cammina e fai foto domani.... alla fine ne è uscito un fotolibro.
forse ho capito: voglio fare il fotoscrittore!


lunedì 3 giugno 2013

Outdoor and Outing

Ho una doccia in giardino.

Una volta era collegata ad un contenitore nero che, col sole, generava acqua calda... molto eco ma non sempre splende il sole ed allora ho collegato la doccia all'acqua calda sanitaria: meno eco, più pratico.
Bene: io ho la fortuna, il privilegio e l'onore di vivere in natura. In un antico bosco di castagni dove di notte le luci son poche e la pace è tanta e questo per me non ha prezzo. Come non ha prezzo la mia doccia in giardino, all'aperto!
Ora, io non so se potete immaginarvi la libidine: qualsiasi ora sia durante la bella stagione, voi partite per una camminata "di mantenimento" a passo spedito e, se proprio vi sentite da Dio, vi fate anche qualche spunto in salita di corsa!! Quando tornate a casa sarete stanchi, sudati, rigenerati e felici. E a quel punto vi togliete tutto di dosso e vi piazzate direttamente sotto alla vostra doccia all'aperto!!! E' una gran bella cosa, una goduria unica. E poi magari vi asciugate al sole!!! Vi assicuro che questo rituale da dipendenza ed assuefazione tanto che, quando la bella stagione finisce piange il cuore e poi... si continua anche d'inverno!


mercoledì 29 maggio 2013

Viva i Pazzi !!!



Gente: il mondo è pieno di pazzi! Di quelli buoni intendo! Di quelli che sognano, pensano a come fare e poi realizzano il sogno. Io, questa specie di pazzi qui, la adoro perché escono dall’ordinario, osano, sfidano, faticano, corrono, cadono e poi si rialzano! Sono un po’ come gli artisti, come i registi, che immaginano, che vedono una storia nella loro mente e la fanno vivere a milioni di persone. Come i cantanti, che sentono una musica nell’anima e ne fanno un brano e lo faranno suonare nell'anima di chi li ascolterà. Insomma: amo quelli che sanno raccogliere un sogno dal mondo delle idee e lo realizzano facendo apparire la cosa “semplice” come raccogliere una mela da un albero. Dar forma ad un’idea già non è semplice. Ad un sogno è difficile! Perché a sognare siamo capaci tutti e per quasi tutti la faccenda muore li.
Per i pazzi di cui parlo io, NO.
Eccovi l’ultimo pazzo – in ordine puramente cronologico – che mi ha entusiasmato!
E’ una Pazza in realtà. Et voilà: si chiama Paola e si sta preparando per compiere un'impresa grandiosa!
Chi volesse seguirla, la trova anche su facebook.

VIVA I PAZZI


lunedì 6 maggio 2013

Sono andato al mare... Passando dal Bosco.

Natura.
Basta che sia natura, aria aperta e movimento.
Io cosa mi è successo non lo so ma non posso star seduto al bar, al ristorante o al chiuso per più di un periodo, come dire, molto limitato perché, semplicemente mi annoio! Mi viene una specie di orticaria esistenziale ed un pessimismo cosmico quando sto lì fermo impalato a bere mangiare e basta. Non ne sono più capace e non ho nessuna intenzione di farlo. Qualcosa è cambiato e a me va benissimo così.
Perciò fondamentalmente "mi va bene tutto" basta che non mi chiediate di stare a far la muffa tutto il giorno perché io, ad un certo punto so che vi dirò: "Sentite... io vado a far 2 passi" e poi non so dirvi ne dove andrò ne quando tornerò.
Detto ciò ecco a Voi la mia gitarella al mare: from Camogli to Portofino via San Fruttuoso. A piedi. Per boschi. In uno splendido parco naturale davvero ben tenuto ed organizzato. Si tratta di 13 km circa e di 5 orette di camminata - a volte dura - e quest'ultimo dato, 5 ore, dipende da quante pause volete fare e dal vostro passo. Si tratta di un’esperienza  davvero gradevole... è la prima volta che noto un simile incontro tra la montagna con il suo bosco e il mare e non mi è affatto dispiaciuto, anzi! Mi piace veder approdare in spiaggia individui abituati al trekking: persone che di solito incontri in alta montagna... è bello vedere arrivare gente "conciata da escursionismo" in riva al mare, cambiarsi e trasformarsi in bagnanti qualunque. La riconosci quella gente: ha un innato rispetto per cose, ambiente e persone. Si tratta di anime discrete e silenziose che traggono soddisfazione dal contemplare uno scenario naturale di rara suggestione e ne apprezzano il silenzio.
Faceva caldo e quando sono arrivato a San Fruttuoso beach, mi son pentito immediatamente di non essermi portato il costume perché un temerario tuffo primaverile lo avrei anche potuto fare. Erano circa le 11 del mattino e mi son goduto una mezz’ora di pausa al sole e per fortuna c’era poca gente (perché io sono partito molto presto la mattina!). Poi ho trangugiato con foga e goduria i mie due bei pezzi di focaccia comprati a Camogli e ho atteso che raggiungessero lo stomaco e vi si accomodassero. Alle 12 inizia ad arrivare il “popolo-bue” del fine settimana, quello vomitato a più riprese dai battelli che fanno la spola dalle altre località e io mi rendo conto di aver calcolato bene i tempi. Ora potete pure sdraiarvi uno sopra all’altro e deliziarvi i timpani sentendo voci stridule di bambini scorrazzanti o discussioni becere del vostro vicino: non c’è problema: stavo giusto per andare via (sono Schivo & Boschivo, mica “dominghero spiaggiato”. Eh!)… Portofino mi attende e ciò vuol dire che c’è ancora mezzo trekking da fare: benissimo.
La camminata, quando giunge al termine si fa sentire, soprattutto sulle ginocchia messe alla prova dalle ripide discese. E li si approfitta della meta, di Portofino che è bella........... ma............ bene: sono arrivato, mi sono riposato, ho preso un rigenerante gelato ma............. non posso star seduto al bar, al ristorante o al chiuso per più di un periodo, come dire, molto limitato se no mi annoio! Mi viene una specie di orticaria mentale ed un pessimismo cosmico a star lì fermo impalato a bere mangiare e basta. Così mi guardo un’ultima volta intorno e mi rendo conto di essere davvero soddisfatto.
E' ora di tornare a casa.

domenica 28 aprile 2013

Non poterci far nulla.


Oggi il tempo era brutto.
Anche ieri! E io in casa non ci riesco a stare. Davvero: faccio fatica a non infilarmi nel bosco.
Allora nel primo pomeriggio, avendo intravisto la possibilità di far due passi senza annegare sotto al diluvio, decido diuscire. Mi preparo: prendo lo zaino, il cane e si va. So che giro fare: 5 o 6 km belli tosti di salita un pò dura ma almeno, visto che il giro è corto...
Sarà scivoloso e dovrò stare attento a non cadere rompermi la testa. Eh... e starò attento: sempre meglio che rompermi le scatole chiuso in casa!
Nemmeno 100 metri fatti ed inizia piovere di una pioggia leggere, a ondate più o meno intense ma, come già detto in un precedente post, si può stare per boschi se piove: basta avere l'attrezzatura giusta e io ce l'ho.
Qualche fulmine e lontani tuoni poi un raggio di sole. E poi di nuovo pioggia ma tutto sommato si va avnti bene.
Verso la fine del giro però qualcosa cambia repentinamente: sono le 16 circa e pare stia diventando notte. "Alla faccia!" penso. "Meno male che sono praticamente a casa perchè qui si mette al brutto sul serio". Varco la soglia di casa, mi tolgo la roba bagnata fuori di pioggia e dentro di sudeore e poi mi piazzo sotto alla doccia bollente. Merenda e divano, un pò di tele e un pò di lettura...relax!!
Ma cos'è questo rumore? Guardo fuori e vedo che diluvia: una pioggia strana, fitta, inconsueta... monsonica:  è tutto il giorno che penso ai monsoni con questo tempo che oramai non si capisce davvero più.
Torno al mio relax.
Ma il rumore della pioggia è forte. E cresce... qualcosa non va. Mi sento strano. Quanto è passato? Sono le 18 e qualcosa e la strada è un fiume pieno di terra che corre e ora c'è anche una vibrazione nell'aria, un suono cupo e minaccioso come un tuono lontano e continuo. Mi sento nervoso davvero e inizio a guardare dalla finestra per cercare di capire cosa sia questo suono e se stia succedendo qualcosa che mi sfugge.
Non lontano da casa c'è un torrentello che non ha mai "fatto male" a nessuno. Quello che vedo a fatica tra le fronde degli alberi è lui che si è trsformato da spumeggiante, limpido e fresco torrente di montagna (spesso in secca) a mostro marrone furioso e inferocito! A memoria di quelli che vivono qui, mai nessuno lo ha visto così.
E mentre cerco di capire cosa succede a 40 metri da me, vedo che l'acqua non passa più sotto al ponte della strada ma sopra. Poi sento delle urla e vedo gente correre. Ho un amico che vive li... che succede? Può essere più grave di quello che immagino? Gli telefono: "Hey! Ho sentito urlare, tutto bene?" ... "eh, non so, ho paura: l'acqua arriva da dietro, la mulattiera si è trasformata in un fiume e ho paura che entri e mi spazzi via tutto". Il mio amico è uno che ne ha viste di tuttii colori e in tanti anni non l'ho mai sentito allarmato...
Fine del relax: mi rimetto la mia roba anntipioggia che avevo steso ad asciugare e vado a vedere se posso essere di qualche utilità anche se dubito onestamente di riuscire a rispedire a calci in c**o un torrente su per la montagna.






Alla fine la paura è solo passata di striscio per le nostre strade sfiornado le porte delle nostre case ma ci ha offerto il suo volto migliore. Quello che ti ricorda che due ore di pioggia "fatta bene" possono cancellare 40 anni o più di vita e lavoro e che madre natura di tanto in tanto, a torto o a ragione, s' incazza e noi, oltre a giocarci in un istante tutto il nostro buonsenso ed istinto di sopravvivenza, non possiamo farci nulla.


quello che era un torrentello...

la strada ha retto finchè ha potuto
dove ora ci son pietre fino a qualche ora prima c'era una stradina sterrata ed un ponte in legno






martedì 16 aprile 2013

Arrivare alla meta

Non è per dimostrare nulla a nessuno.
Non è per vantarsi.
Non è per compiacere.
È solo perché non posso farne a meno.





lunedì 18 marzo 2013

Post-Apocalittico

Non è alpinismo. E nemmeno trekking... È un qualcosa che si avvicina di più ad una necessità, un bisogno fisico e mentale. C’è chi ha vizi: fuma, beve, fa shopping compulsivo e cerca conforto in qualcosa che poi crea dipendenza. Un pericoloso riempi-vuoti esistenziale. Poveri noi, pieni di bisogni, di umane necessità e umane debolezze… “Umanità”. A me la specie umana non entusiasma più di tanto: le persone, prese singolarmente o a piccoli gruppi, hanno un senso: si ritrovano e si riconoscono per una comune visone generale della vita e dei valori e si riuniscono. Ben presto però arriva la necessità tutta umana di nascondersi dietro ad un simbolo (religioso, politico, sportivo, etc) e di dividersi per poi trovarsi frammentata e contrapposta. Ogni “fazione” ha i suoi motivi, le proprie ragioni anche facili da comprendere: basta ascoltare e cercare di capire il nostro prossimo per raggiungere intese o compromessi. Purtroppo però è un procedimento che richiede un minimo di impegno: è faticoso ascoltare, sforzarsi di capire e voler continuare a dialogare in ottica costruttiva e onesta ma è possibile. Certo costa tanta energia!!! Imbrogliare ai fini del vantaggio immediato è più facile, costa meno e porta più velocemente a risultati concreti. Il più delle volte si sceglie questa via e che la fiducia (come valore) vada pure a farsi benedire. Difettiamo (gravemente), come specie, di moralità? Lasciamo immancabilmente alla generazione successiva, un mondo peggiore di come lo abbiamo trovato… sono i nostri figli che dovranno starci: se non facciamo qualcosa ora per loro, per chi dovremmo mai farlo? Siamo davvero così stupidi da non capire una cosa tanto semplice? Bene. Io sono arrivato a questa conclusione: la risposta alla domanda è SI. Siamo così stupidi. O semplicemente ce ne freghiamo. Punto. Gran peccato. Per il pianeta dico. Gran peccato per quella meraviglia che è la Terra con tutte le sue forme di vita così preziose e uniche. Ammazziamo tutto, senza capire, senza pensare, senza immaginare. E crediamo anche che sia normale fare così. Non occorre essere persone con un quoziente di intelligenza particolarmente alto per capire che faremo una fine orrenda andando avanti con questo approccio. Siamo in tempo a fermarci, a valutare altre risorse naturali, altri modi possibili di occupare questo pianeta ma… NO. Non ci soffermeremo a prenderli in considerazione: costa ed è più facile andare avanti così. Col gasolio, petrolio, aereo per tutti, macchine, elettroinquinamento per poter morire prima: noi, animali e piante. Si vede che è giusto così. Peccato però che io in questo modo di vedere le cose, non mi ci ritrovi… guardo la gente, l’andare del mondo, ascolto e la maggior parte delle volte mi sembrano tutti dei pazzi furiosi. E pericolosi! La specie umana… avete mai notato che fine hanno fatto nel corso dei secoli le popolazioni tranquille che hanno abitato questo pianeta? Gli Indiani d’America, le tribù amazzoniche, tutta quella gente che ha vissuto in natura rispettandola, onorandola traendone ciò che serve per vivere e nulla di più. Be: che fine hanno fatto? Sterminati dagli “evoluti”. Umiliati, imprigionati, defraudati e spogliati di ogni bene. Patrimoni culturali, naturali ed ambientali persi. Questi accadimenti storici, oltre a farci capire meglio che gente siamo, ci dovrebbero far almeno riflettere su quanto abbiamo irrimediabilmente perso. Mi piace ogni tanto sognare, immaginare, che bel mondo sarebbe se avessimo a disposizione, se fosse nel nostro codice comportamentale, una miscela equilibrata di “approccio alla vita e alla natura” tipo quello degli indiani d’America mischiato con le nostre conquiste tecnologico-scientifiche: una società educata, consapevole e rispettosa di se e perciò della Terra, delle leggi naturali che la governano e degli altri esseri viventi. Tutti. No: non sono un estremista che vorrebbe che tutti vivessimo in una capanna. Sono solo uno che sta male quando sente che una specie animale o vegetale è in via d’estinzione perché noi abbiamo fatto chissà quale porcheria (spesso inutile o che poteva essere gestita in altro modo). Per non parlare dell’ignoranza legata ad assurdità come lo sterminio dei rinoceronti per il loro corno (ritenuto afrodisiaco), i portacenere fatti con le mani dei gorilla e tante, tante, troppe altre insopportabili superflue atrocità. Una specie che si estingue per colpa nostra è una sconfitta nostra, un fatto grave in primis per noi. Qualsiasi creatura di questo mondo ha una funzione, un ruolo, in un sistema complesso, evoluto e delicato che noi alteriamo tutti i santi giorni. Ma come è possibile che non si sia ancora assorbito il dato di fatto che ci stiamo ammazzando con le nostre mani in nome di niente? Eppure succederà: tra non molto capiterà qualcosa di grosso, di pesante e di grave. Capiterà che ci verrà richiesto un anticipo (se non il saldo immediato) del conto che noi abbiamo con madre natura e non saremo in grado di pagare. E li ne vedremo delle belle!!! Li capiremo di colpo che cosa saremmo stati in grado di fare per non arrivare alla catastrofe. Vedremo la nostra ridicola evoluta specie davanti alla presa di coscienza che siamo di fronte all’irreversibile e sarà davvero un grosso caos. Aridità, poca acqua, poche risorse di qualsiasi genere e violenze per la sopravvivenza. E molti auguri ai superstiti! Credo che a questo, o a qualcosa di simile, ci arriveremo e tra non molto tempo. E allora avremo nostalgia dell’aria pulita, dei boschi verdi, dei mari blu e dei cieli azzurri. E oggi che ancora li abbiamo, li riempiamo di schifezze. Bello, eh? Mi spiace: io non riesco a capire. Non riesco a condividere e tantomeno riesco a far finta di non vedere. E purtroppo non so cosa fare perché le cose cambino in meglio a favore del pianeta (e quindi di noi tutti). Ammiro chi si batte per cause nobili a salvaguardia di quella o quell’altra risorsa naturale ma, onestamente, mi pare una goccia di acqua pura e lucente in un mare infinito di sterco. Umanità io ci provo a capirti, ci riesco e quello che vedo mi fa ribrezzo: non condivido quasi nulla dei tuoi valori deviati. Non mi ci riconosco. Sono senza dubbio uno destinato a fare la stessa fine di quelle popolazioni miti, che stavano tanto bene e sarebbero state bene molti anni a venire... Nel frattempo mi difendo coltivando con vigore la mia di dipendenza, il mio riempi-vuoti esistenziale che non è alpinismo e nemmeno trekking. Escursionismo? Non lo so. È un voler stare in natura per il piacere che ne traggo e ricevere quel che ancora madre natura mi offre; per guardare un capolavoro ineguagliabile di cose vive, tutte, che si muovono, cambiano, fanno fiori, frutti, volano, strisciano, corrono e sopravvivono ignare di tutte le menate che combiniamo noi. Mi sento – ma solo in parte - ospite di quel grande salotto verde a cielo aperto e lo frequento con assiduità cercando di non “sporcare” mai e di lasciare come ho trovato. Li, dove non c’è partito, religione, aggregazione dietro a questo o quel simbolo… li dove riesco a percepire l’unico esempio di sistema complesso che dovrebbe ispirarci e di cui dovremmo non scordarci di far parte, li, in quella che è l’originaria casa di tutti e che tutti stiamo a poco a poco inesorabilmente distruggendo, riesco a vedere le cose per ciò che sono, mi ricarico per poter sopportare ancora le folli storie di questa tragica spietata umanità.

domenica 17 marzo 2013

La mia lunga stagione fredda.

E' fatta di frequenti camminate solitarie e incontri inconsueti: un cervo, un cinghiale, un picchio, un falco o un airone. E' fatta di necessità di non stare fermo e di tenermi in forma. E' fatta di volontà di esserci perchè mi piace, perchè ne ho bisogno. E' riflessione, introspezione ed attesa della bella stagione. E' contemplazione di scenari unici a volte nostalgici, a volte grandiosi. E' uno spettacolo perchè godo di cose che la rendono unica, vera, autentica: nessuno in giro, silenzio. La natura si riprende se stessa e non si ferma mai. Io ci passo in mezzo e ne traggo forza, cercando di disturbare il meno possibile, stando attento a come metto i piedi a terra per non far rumore.



mercoledì 13 marzo 2013

Escursione Interiore

Criticare mi viene bene. Colpa del fatto che ho uno spirito critico molto sviluppato. È più un'analisi continua che una critica. Non uno sparlare: è un qualcosa che avviene nella mia testa, tra me e me e li resta. Ma il bello arriva quando faccio critica di me con me… ne esco sfatto. Ne esco stanco ma migliorato. È come aver spurgato le tossine dopo la sauna e allora mi do un'altra possibilità. A me e tutti gli altri. E mi piaccio di nuovo. E mi piacciono tutti di nuovo. Così ricomincia il ciclo e dura finché dura la luce. Buona fortuna a te. Buona fortuna a me.

domenica 10 marzo 2013

Neve

"Neve" è un mio piccolo omaggio alla Montagna ed ai sui scenari invernali.
Quelli che mi danno pace all'anima.

Tutte le foto le ho scattate io anni di randagismo boschivo invernale.



giovedì 7 marzo 2013

Piove, senti come piove, Madonna come piove... senti come viene giù!

Così Cantava Lorenzo qualche anno fa. E oggi lui cambia il ritmo ed i toni sostenendo che “ci vuole pioggia, vento e sangue nelle vene” ma non cambia il tempo (inteso come meteo!).
Pioggia dunque.
E siamo tutti d’accordo nel dire che a lungo termine rompe le scatole ma ai fini di una breve escursione sarebbe bene non usarla come scusa per lasciar perdere e stare a casa. Non dimentichiamoci che finché c’è Goretex c’è speranza e se ben equipaggiati si può stare per ore sotto al diluvio senza bagnarsi. Occorre tenere a mente alcune cosette come ad esempio che le rocce diventano scivolose e bisogna guardare bene dove si mettono i piedi e come e che bisogna ritirare con cura a attenzione cellulare e tutte quelle cose che con l’acqua non vanno d’accordo. Per il resto forse non guasta portarsi una torcia: con la pioggia il buio può arrivare prima del previsto!
Detto questo, se non abbiamo scordato da qualche parte la volontà, si può uscire di casa sotto la pioggia.
Io sono il primo che se piove si “scoraggia” ma tutte le volte che non mi arrendo vengo ripagato da atmosfere incredibili: quei luoghi nel bosco che conosco, quella parete rocciosa e quelle baite… beh: con la pioggia “cambiano”. La diversa luce, la diversa situazione mi permette di vedere dettagli che non avevo mai notato e così mi ritrovo una sorpresa. E mi accorgo che quella prima sorpresa ne porta con se' molte altre. Dalla vista all’olfatto: la realtà del bosco cambia notevolmente con la pioggia a partire dagli aromi che si liberano nell’aria: castagni, licheni, foglie a terra, muschio e la stessa terra profumano e inebriano. Anche il comportamento degli animali è diverso: il suono della pioggia attutusce il rumore che io faccio e fa si che un daino o un cinghiale non mi sentano arrivare e così ho più tempo per osservarli (ma mai abbastanza - per ora - per scattare una foto fatta bene)!   E gli uccelli? Loro sembrano in festa: cantano di più e più forte quasi come se non scordassero di ringraziare il cielo per quell’acqua che viene giù. Quell’acqua da cui noi tutti veniamo, di cui siamo fatti e che è fonte di vita.  

martedì 5 marzo 2013

Quella volta in Svizzera

Quella Volta in Svizzera... era a 2731 metri, era dicembre.
DI 10 ANNI FA!!!

lunedì 4 marzo 2013

non so perchè. ma è così.

Oscar Wilde chiedeva di fermare il mondo per poter scendere.
purtroppo non si può.

troppe sono le fesserie che noi uomini ci siamo costriuti per arrivare al brillante risultato di non star comunque bene. se non addirittura male.
non sono un idealista, almeno non credo.
sono solo stufo delle tante, troppe sciocchezze che la gente dice, fa, crede, impone...
e allora appena posso scappo da questo strano mondo di pazzi e mi infilo gli scarponi, acchiappo lo zaino, prendo il cane e mi rifugio in natura dove le cose ancora hanno una logica chiara, semplice e pulita (almeno per me). 
in un bosco io mi sento come in un salotto o forse anche meglio... è sempre stato così ed ora più che mai ne sono felice.

in questo spazio virtuale voglio pubblicare foto e pensieri esattamente come vengono fuori e non per ricerca di consenso: in realtà lo faccio per me, perchè resti una traccia se dovessi perdermi.
e non me ne vogliate se spesso declino un invito: come le creature del bosco talvolta sono schivo.
e molto boschivo.